Hate speech
Perché l’hate speech
Quando i politici hanno bisogno di voti, da sempre, iniziano a strillare verso il loro gruppo target.
Quel che sta accadendo da qualche anno a questa parte, e che sta diventando sempre più preoccupante per noi di Eutopia, è che la comunicazione online ha cambiato le modalità di questi discorsi d’odio, aumentandone la portata in maniera devastante e influenzando le politiche di molti Stati d’Europa e del Mondo.
Approfittando delle piattaforme social (Facebook e Twitter su tutte), tanti, tantissimi gruppi politici stanno strillando insulti e minacce sempre meno velate a capri espiatori di vario tipo, per far leva sulle insoddisfazioni e frustrazioni dei loro “potenziali elettori” soddisfandone stereotipi e pregiudizi, e perseguire la propria Agenda politica. Un’Agenda talvolta confusa, talvolta destroide, talvolta così spiccatamente filo-russa da lasciare basiti.
L’hate speech per costoro è dunque uno strumento di marketing politico, basato su una logica “pull”.
L’oggetto dei loro discorsi d’odio è sempre lo straniero, il MIGRANTE (cioè, nella loro vomitevole neolingua, un qualsiasi individuo di pelle scura) o l’EUROPA (la Merkel, Junker, ecc), o ancora le ONG o i ROM. Invasori che ci rovinano la nostra “bella Italia”, che ci “sostituiscono”, che ci “limitano”.
Non si tratta di un fenomeno in cui l’Italia è sola o si trova particolarmente all’avanguardia: da anni, osservando cosa succedeva all’estero (particolari menzioni meritano l’Ungheria, la Polonia e gli Stati Uniti), ben prima che andasse di moda come “tematica per scriverci dei progetti di merda”, ci preoccupavamo della direzione che stava prendendo la comunicazione politica italiana, innanzitutto sui social.
Alla fine il ciclone è arrivato anche da noi, e ci ha trovato impreparati.
Piccola biblioteca per approfondire
Sul discorso d’odio, non a caso, negli ultimi anni si è cominciato a scrivere molto. E, come sempre, se l’argomento vi interessa vi invitiamo a non prendere l’opinione di nessuno per buona, neanche la nostra: approfondite.
Vi vogliamo qui segnalare alcuni manuali e guide per la formazione sul contrasto al discorso d’odio ma con un’avvertenza: a nostro parere, il contrasto all’hate speech dovrebbe riguardare di più il livello di Policy (leggi e regolamentazioni), e la vera emergenza riguarda adulti e anziani piuttosto che i giovani, su cui si concentra di solito tutta l’attenzione. Andate su Facebook e aprite un qualsiasi post di Medici Senza Frontiere, Save the Children o Emergency, andatevi a leggere i commenti. C’è sempre qualcuno che vomita odio e schifezze a volontà: quanti sono quelli giovani? E quelli dai 40 in su? Ecco, ci siamo capiti.
- CONTRO L’ODIO coordinato da ACMOS . Un bel progetto, che coinvolge anche Gruppi di Ricerca di informatici e Linguisti, di mappatura e rilevazione dei discorsi d’odio in maniera automatizzata. Lo seguiamo con interesse.
- “NO HATE SPEECH MOVEMENT” del Concilio d’Europa. L’approccio del NHSM secondo noi è “invecchiato” maluccio, ma sono stati i primi a sollevare l’argomento dell’hate speech e questo senza dubbio gli va riconosciuto come un grandissimo merito. Tra i materiali pubblicati spicca il “Bookmarks“, un vero e proprio reportorio di esercizi di educazione non formale.
- Guida “HATE SPEECH” di Amnesty International. Al momento, ci pare, la sintesi migliore tra elaborazione teorica e tecniche di formazione e educazione.
- Manuale “SILENCE HATE” di Zaffiria e COSPE. Molto focalizzato su stereotipi e pregiudizi, ma comunque utile a livello operativo per la formazione a bambini e giovani in età scolastica.
Le nostre attività
Violence, Important Problem
Erasmus+ Strategic Partnership in the field of Adult Education
2017-1-PL1-K204-038300
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