SVE

EUROPEAN SOLIDARITY CORPS: 5 motivi per partecipare (dal punto di vista di un’ex volontaria)

di Adriana di Conca

EVS, SVE, ESC, CES? Le sigle sono molte, vediamo di fare un po’ di chiarezza: a partire dal 2018, l’European Voluntary Service (EVS) o Servizio Volontario Europeo (SVE) è stato sostituito dagli European Solidarity Corps (ESC), Corpo Europeo di Solidarietà (CES) in italiano. Le differenze non sono solo nel nome, quella degli ESC è un’iniziativa europea più larga, finanziata da diversi programmi e volta a promuovere sia progetti di volontariato che di mobilità professionale (esperienze di lavoro, tirocinio o apprendistato). Per quanto riguarda i primi, che sono il tema di questo articolo, i cambiamenti per il volontario mi sembrano riassumibili nei seguenti:

  • Oltre ad andare all’estero è possibile effettuare l’attività di volontariato anche nel proprio Paese
  • Si può fare domanda già a 17 anni, ma si devono aspettare i 18 per partire
  • La formazione e l’apprendimento, pilastri del precedente SVE, vengono un po’ meno, in favore di un’esperienza di tipo più umanitario.

Occorrerà vedere poi nella pratica quanto le organizzazioni ospitanti si scosteranno da ciò fatto in precedenza. In ogni caso non sono qui per spiegare in cosa consistono gli ESC (le informazioni in rete non mancano e in fondo all’articolo fornirò alcuni link), ma per convincerti a seguire il mio esempio e vivere un’esperienza del genere, conscia che il mio punto di vista da ex volontaria ha una sua importanza, complementare al ruolo delle associazioni.

Prima di partire per la Croazia chiesi all’organizzazione ospitante se potevano darmi il numero di un volontario che era già lì: com’è naturale, volevo parlare con chi viveva la situazione in cui mi sarei andata a infilare.



Pertanto, ecco 5 motivi per fare lo SVE da chi ci è passata

(per abitudine e perché sto scrivendo in italiano, continuerò a chiamarlo SVE)

1. Perché è pagato e non lo devi pagare tu Molto spesso un’esperienza di volontariato all’estero è vista come un lusso. Vuoi andare in Africa, immergerti in un’altra cultura, aiutare? Bene, paga per farlo. Nei casi migliori ti viene offerto vitto e alloggio, ma devi provvedere al trasferimento, con voli che possono essere fuori portata. Ci sono anche moltissime organizzazioni che ti permettono di fare volontariato in ogni parte del mondo, offrendoti un pacchetto che però ha un costo che non tutti possono permettersi. Dipende da come la si pensa: in fondo sto investendo su me stesso, sulla mia crescita; oppure non lo accetto, perché mi sto mettendo a servizio, perché già pago un costo opportunità (potrei fare altro, lavorare e avere uno stipendio), la questione è complessa e se ne può discutere in altre sedi. Qui mi limito a dire che l’Unione Europea sceglie di investire su di te e offrirti una grande opportunità, finanziandoti viaggio, vitto e alloggio e dandoti un pocket money mensile che ti permette nella maggioranza dei casi di coprire tutte le altre spese; chiaramente non stiamo parlando di un vero stipendio, ma la cifra è regolata sul costo della vita del Paese e nulla vieta alle associazioni ospitanti di versare risorse aggiuntive (raro, ma è quello che è accaduto ad alcuni volontari in Svezia, per esempio). Personalmente, non ho mai dovuto attingere a soldi miei e non ho sacrificato svaghi e gite fuori porta.

Si dirà: eh ma anche il Servizio Civile all’Estero ti copre tutte le spese. Vero, è una bellissima opportunità offerta dal Governo italiano che inoltre ti permette di andare Worldwide, ma il bando è una volta l’anno, mentre ci sono tantissime offerte SVE in ogni momento e non hai limiti in termini di application: puoi fare domanda per il numero di progetti che vuoi. Inoltre, puoi partecipare al Servizio Civile fino ai 28 anni, mentre per lo SVE fino a 30. In ogni caso, una esperienza non esclude l’altra: una mia “collega” conosciuta in Croazia ha deciso che non ne aveva abbastanza e ora è in Sierra Leone! Anzi, lo SVE è un’ottima preparazione a un contesto più difficile.


2. Perché è diverso dal trovare un lavoro all’estero Quella del volontario SVE è una vita totalizzante. Il programma è pensato per farti immergere nella cultura di un Paese e permetterti di conoscere una realtà diversa: l’organizzazione ospitante si prende cura di te a tutto tondo, svolgi le tue attività insieme ai locali e ad altri ragazzi europei, tutti i volontari vivono insieme e c’è una figura di mentor, obbligatoriamente non appartenente all’associazione, che è lì per aiutarti anche in situazioni personali fuori dal contesto, passatemi il termine anche se non è corretto, “lavorativo”. Inoltre, ci sono due Training (uno iniziale e uno di mid-term per chi rimane più di 6 mesi) curati dalle singole Agenzie Nazionali, dove hai l’opportunità di incontrare gli altri volontari presenti nel Paese, una grande occasione per fare rete (e viaggiare con la scusa di andarli a trovare). Certo, per non rimanere imprigionato nella bolla expat devi metterci del tuo, bisogna aprirsi al mondo! È diverso se sei in città o in un centro piccolo: la prima è più dispersiva, ma hai più opportunità; nel secondo caso sei facilitato a diventare una figura “familiare” per i locali, ma ci sono meno svaghi. Io, per esempio, mi sono iscritta a un corso di Kickboxing: fare pratica in croato è stato molto divertente! Poi ci sono gruppi, pagine ed eventi sui social, le app (pensate a Blablacar! Ti sposti risparmiando e fai conversazione).


3. Perché diventi flessibile e impari ad abbracciare la diversity Flessibilità, la parola più abusata nei curricula! È meglio autocertificarsi una soft skill o riportare un’esperienza in un programma del genere? Durante il mio SVE ho convissuto con persone di carattere, cultura, religione, orientamento sessuale e tradizioni culinarie diverse; può far sorridere, ma imparare a non lasciare briciole e contaminare cibi condivisi per la cura di chi ha particolari esigenze alimentari è un esercizio di empatia non indifferente! Anche nelle attività quotidiane si è calati in una cultura organizzativa che può essere più o meno lontana dalla nostra: il confronto è sempre presente nella vita di un volontario.


4. Perché non saranno tutte rose e fiori Non dobbiamo mai dimenticare che anche i nostri responsabili sono esseri umani: un turnover continuo di volontari può essere stancante, ogni anno salutare persone che hanno condiviso un pezzo di strada con te, riaccogliere un nuovo gruppo e ricominciare tutto daccapo, la formazione, l’engagement… Senza contare che nella vita di un’organizzazione non sempre si naviga col vento in poppa, possono esserci periodi pieni di collaborazioni ed eventi e altri di fiacca. Inoltre, non tutti i gruppi di volontari sono uguali, cambiano i livelli di motivazione e i modi di reagire; alcuni si amalgamano alla perfezione, in altri non manca lo scontro. È la vita!

 I miei consigli

Comunicare: parlarsi è fondamentale. Dire apertamente se c’è qualcosa che non va, se non si è d’accordo su qualcosa, se si hanno dei dubbi o difficoltà. Il Mentor è di grande aiuto in questo, può consigliarti modi e tempi di confronto, sia con gli altri volontari che con l’associazione.

Essere proattivi: i volontari sono una risorsa, portano con sé approcci, metodi e idee a beneficio della mission generale. Se hai una passione, falla presente e mettila a servizio; se vuoi imparare qualcosa, chiedi e verrai aiutato. Non sei andato in un altro Paese solo per fare quello che ti si dice di fare, tu sei linfa vitale per la tua organizzazione: gli altri si aspettano delle tue proposte.

D’altronde non si è né i primi né gli ultimi a fare un’esperienza del genere: associazioni di invio, di arrivo, l’Agenzia Nazionale, i trainer sono tutti preparati a fornirti gli strumenti per vivere al meglio il tuo SVE. È vero, non sempre la pratica è attinente alla teoria, ma potrai trovare difficoltà in tutti i momenti della tua vita e carriera, che fai, rinunci?


5. Perché Cresci Hai mollato gli ormeggi per andare da solo in un posto nuovo, ti sei ambientato, hai espresso i tuoi bisogni in altre lingue e ti sei aperto all’incontro di persone e culture: come puoi solo pensare di essere la persona che eri prima? Lo SVE accelera il processo di crescita personale e anche professionale, tanto che la Commissione Europea ti fornisce un certificato, lo Youth Pass, che attesta le competenze che hai acquisito. Poi sta a te fare buon uso della tua esperienza e del paio di occhiali che ti ha dato per osservare il mondo. Molto probabilmente ti scoprirai innamorato di un nuovo Paese, oltre al tuo. Magari ti ritroverai a valutare strade che non avresti pensato di percorrere prima. Di sicuro tornerai con più consapevolezza di te stesso, che è privilegio dei coraggiosi.


Dunque che fai, parti?

Alcuni link utili:

Il sito ufficiale degli European Solidarity Corps https://escorps.eu/en/home-candidate-section/

Il sito italiano che raccoglie la maggior parte dei progetti https://serviziovolontarioeuropeo.it/

La pagina Facebook https://www.facebook.com/serviziovolontarioeuropeo.it/

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erasmusplusfact #17

Pubblicità Progresso



Parliamo in generale… ma in questo caso parliamo di noi 😉

Le nostre regole per la partecipazione agli Scambi e ai Training le pubblichiamo ogni volta che facciamo una Call for Applicants… ma le ripetiamo qui:

1) Non chiediamo “contributi” per mandarvi a quel Paese. Ci fa schifo ed è contro le regole di Erasmus+.

2) Prima i Soci. Questo dovrebbe essere chiaro: siamo un’Associazione.

3) Se i nostri Soci non vogliono o non possono partire, selezioniamo il resto dei partecipanti in base ai parametri che ci vengono dati da chi organizza (età, sesso, eventuali bisogni speciali).

4) Leggiamo le applicatione e iniziamo a contattare in base a quelle: non selezionamo le persone (non vi conosciamo), ma quello che scrivete nel Google Form. E per noi, soprattutto la vostra Motivazione conta.

A questo, da oggi aggiungiamo una nuova forma di partecipazione: l’e-volunteering.

Se avete del tempo da dedicare alla nostra Associazione, vi mandiamo a quel Paese per lo Scambio o il Training che vi interessa… e i soldi li mettiamo noi. Il che significa niente attese per il rimborso… attenderemo noi.

Le attività di volontariato che vi chiediamo in cambio non saranno niente di troppo complicato/impegnativo (il volontariato non è lavoro), e sarà soprattutto commisurato alle vostre skill. Di solito sono attività online che siete benissimo in grado di fare per voi stessi: gestione Social, scrittura articoli, invio di email.

Ci aspettiamo un impegno di almeno 20 ore totali (distribuite in un paio di mesi) per mandarvi a quel Paese gratis, questo sì.

Interessati? Sapete dove trovarci. Fatevi sotto.


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erasmusplusfact #16

Come Giovanni Battista nel deserto



Lo abbiamo ripetuto in tutte le salse… perchè è importante.

Nell’Educazione non formale, uno dei pilastri di Erasmus+, la volontarietà e l’apprendimento attivo sono fondamentali.

Il che significa che se voi non avete voglia di imparare, non imparerete.

Un bravo Trainer, o un bravo Facilitatore, può aiutarvi a migliorare, può migliorarvi nel vostro processo di apprendimento… ma solo se lo volete.

Pensateci bene quando vi candidate per uno Scambio o un Training perché vi piace la città ma non vi interessa l’argomento… invece di annoiarvi o stare scazzati per una settimana.

Pensateci bene anche quando non vi candidate per uno Scambio o un Training perché non vi sentite in grado, o credete di non “sapere abbastanza” sull’argomento, o di non parlare bene inglese.

Quello che conta è quanta voglia avete di imparare. Il resto è secondario. Si risolve.


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erasmusplusfact #14

Nota dolente…



Chiunque sia partito per un Training o uno Scambio Erasmus+ lo sa benissimo. I rimborsi tardano.

Vi spieghiamo in 2 parole come funziona con i soldini degli Scambi e dei Training:

  • Una volta vinto il progetto, l’Agenzia Nazionale non dà tutti i fondi necessari a chi organizza, ma una parte (di solito il 70%).
  • L’ostello, i vostri pasti, i materiali e i Trainer vanno pagati. E il 70% se ne va…
  • Il restante 30% ce lo mettete voi partecipanti, di tasca vostra, con i vostri viaggi (biglietti dell’aereo, del treno, etc.)
  • Dopo lo Scambio o il Training, chi organizza manda il Report all’Agenzia Nazionale, in cui rendiconta tutte le spese, incluse le vostre.
  • Dopo aver valutato il Report, l’Agenzia Nazionale stanzia il rimanente 30% all’Associazione che ha organizzato.
  • Gli organizzatori fanno partire i bonifici alle Organizzazioni d’invio, per rimborsare le spese di viaggio ai loro partecipanti.
  • A questo punto, solo a questo punto, noi poveri cristi siamo in grado di rimborsarvi le vostre spese.

Noi delle Associazioni, in media, quando i rimborsi tardano immaginiamo bene il perché: ad esempio, perché le Agenzie Nazionali ci mettono mesi a valutare il Report finale di chi ha organizzato il Progetto. O, ancora più spesso, chi ha organizzato il Progetto, che sicuramente avrà avuto mille altre cose da fare, ha impiegato molto tempo a compilare il Report, e a catena la sua Agenzia Nazionale ci ha messo più del previsto a valutarlo e a sbloccare i fondi.

La morale della favola è: portate pazienza. Se chi vi ha ospitato o mandato allo Scambio o al Training non è un truffatore (nel qual caso parliamo d’altro, e vi conviene rivolgervi all’Agenzia Nazionale Giovani), semplicemente sta aspettando che arrivino i soldi, esattamente come voi.


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erasmusplusfact #10

Date il benvenuto al Corpo Europeo di Solidarietà



I più attivi di voi avranno notato una petizione online che voleva “Salvare lo SVE”. E magari qualcuno se ne sarà anche chiesto il motivo (o no?).

Il motivo è che, su indicazione del Presidente Junker, l’intero sistema del Servizio Volontario Europeo sta per cambiare faccia, quantomeno all’interno dei confini dell’Unione Europea.

Tutte le attività di volontariato all’interno dell’Unione, che finora vengono regolate da intricati rapporti tra Organizzazione Ospitante, Ricevente, Coordinatori e Agenzie Nazionali varie, saranno sostituite molto presto da un rapporto diretto tra volontario e Organizzazione.

Con il Corpo Europeo di Solidarietà, sarà molto più facile partire (non ci saranno selezioni né intermediari). Una piattaforma online (che al momento zoppica un po’, ma è ancora in fase di sperimentazione) permetterà a chi vuole partire e a chi vuole ospitare di incontrarsi e parlarsi direttamente.

Tutto bello? Non proprio. Si elimineranno, oltre a tanti colli di bottiglia e procedimenti burocratici, anche la preparazione pre-partenza e il monitoraggio delle attività, che ora fanno capo all’Organizzazione che invia.

Ma non ci fasciamo la testa prima di rompercela… i Solidarity Corps sono ormai realtà. Noi non siamo né pro né contro. Vedremo come andrà.

Ah, per le esperienze di volontariato fuori dall’UE (Georgia, Russia, ecc.) non cambierà nulla… per ora 😉

Trovate più info qui: https://europa.eu/youth/solidarity_it


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erasmusplusfact #9

Ripetiamolo tutti insieme



Ve lo ripeteremo sempre, in tutte le salse, come un mantra: Erasmus+ si basa sull’educazione non formale. La caratteristica fondamentale dell’educazione non formale è che avviene su base volontaria.

Il che significa, in soldoni, che imparerete quel che VOI volete imparare. Il Trainer, se è bravo, deve insegnarvi ad imparare. Questo è il suo compito principale… ma il resto dovete farlo voi.

I contenuti formativi ci sono, ci saranno sempre. Ma dipenderanno sempre da voi.

In Erasmus+ non ci sono voti, non ci sono test, non ci sono valutazioni… sarete voi a decidere cosa vi siete portati a casa da ogni esperienza. E se, a conti fatti, vi verrà in mente che ci avete guadagnato poco, vi rimane una sola cosa da fare: candidarvi per un altro Training o un altro Scambio e affrontare l’esperienza in maniera diversa.


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erasmusplusfact #8

Mettilo dove ti pare



Qualunque cosa facciate nell’ambito di Erasmus+, vi daranno lo Youthpass. Inevitabile come le foto da scemi alla fine di uno Scambio.

Pochi lo leggono, pochissimi lo prendono sul serio, eppure… Eppure è davvero utile.

Lo Youthpass, nella sua sezione base, è un certificato che attesta dove siete stati, per quanto tempo, ospitati da chi e a quali attività avete partecipato. Alcuni bene informati dicono anche se esista una sezione in bianco, che dovrebbe riempire il partecipante, in cui si possono inserire le competenze acquisite durante l’attività, e riflettere sul proprio modo di apprendere.

Life tip: se avete partecipato a un Training o uno Scambio dal titolo o dal contenuto particolarmente figo, provate a metterlo sul curriculum vitae. I cacciatori di teste e i responsabili delle Risorse Umane, per la maggior parte, non sanno cosa sia. Vi chiederanno cos’è e come l’avete ottenuto. Gliene potrete parlare e, se ve la giocate bene, anche tirarvela abbastanza. Di sicuro fa più scena del solito Erasmus in Spagna 😉

Per tutte le info: https://www.youthpass.eu/it/


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erasmusplusfact #6

Poi non dite che non vi avevamo avvertito



Questo ci è stato chiesto spesso: qual è la differenza tra Training e Scambio (in due parole per favore)?

Ne basta una: SKILLS.

Al di là dell’età media (sicuramente più alta per i Training), la differenza sostanziale è che durante gli Scambi, le Attività sono pensate per fornire ai partecipanti degli strumenti o sensibilizzarli su determinate tematiche, ma l’obiettivo principale è sempre (lasciate stare le guide e gli Infopack) contribuire a creare un sentimento di cittadinanza Europea. Si vive insieme per una settimana, si cazzeggia (tanto), si partecipa alle attività e poi si torna a casa (di solito) con tante amicizie internazioali in più e un punto di vista diverso sulle cose.

Per chi partecipa ai Training, solitamente, tutto questo è già avvenuto, è acquisito. E allora che si fa?

Si lavora sulle proprie skill, sulle proprie abilità, ci si scambiano buone pratiche, ci si migliora l’un l’altro/a su tematiche ben precise. Spesso ci si organizza per scrivere un progettino insieme e rivedersi il prima possibile 😉

Volendo sintetizzare veramente tanto, potremmo dire che è il cuore di uno Scambio sta l’esperienza, quello di un Training sta nelle skills. Possiamo quasi parlare di due “step successivi“.


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erasmusplusfact #5

C’è tutto un mondo fuori dall’UE…



I progetti fuori dall’Unione Europea sono leggermente più complicati (servono Visto, Passaporto e tutto il resto), ma anche molto più avventurosi.

In particolare, Turchia, Serbia e Macedonia (molto presto anche il Regno Unito), pur non facendo parte dell’Unione Europea sono però incluse nel Programma Erasmus+. Il che significa che hanno delle loro Agenzie Nazionali, che le loro Organizzazioni scrivono e organizzano progetti coi fondi del programma.

Altri Paesi, invece, pur non facendo parte di Erasmus+, hanno con esso un rapporto “privilegiato”. Parliamo, soprattutto, di paesi confinanti come Georgia, Armenia, Azerbaijan, Moldavia, Ucraina, Bielorussia. Molti sono gli Scambi e i Training organizzati in questi Paesi partner… e alcuni posti meritano davvero 😉

Ci si può andare anche per il Servizio Volontario Europeo (SVE), e… – spoiler allert – questo non cambierà nemmeno con l’introduzione del Corpo Europeo di Solidarietà. Sarete ancora liberi di andarvi a fare lo SVE in Russia con le modalità attuali.


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erasmusplusfact #3

La differenza tra volontariato e lavoro? La conosciamo?



Questa è una cosa che andrebbe detta (anche se lo sanno già…) più che altro alle Organizzazioni ospitanti. Ma è bene che lo sappiate anche voi. Volontariato non è lavoro, e i “pocket money” che ricevete durante lo SVE non sono uno stipendio.

Il Servizio Volontario Europeo non ha come obiettivo quello di farvi fare un Tirocinio all’estero. Per quello, ci sono altri programmi e altri progetti: l’obiettivo è offrirvi un percorso personale di crescita. Se non siete soddisfatti di quanto la Host vi richiede, o se è troppo diverso da quanto c’era scritto sull’Agreement, parlatene. Con il Mentor, con la vostra Organizzazione d’invio, in ultima istanza scrivete all’ANG.

Spesso, parlandone, le cose si risolvono da sole.

A volte, parlando, le persone in malafede si scoprono per quello che sono: approfittatori.


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