EVS, SVE, ESC, CES? Le sigle sono molte, vediamo di fare un po’ di chiarezza: a partire dal 2018, l’European Voluntary Service (EVS) o Servizio Volontario Europeo (SVE) è stato sostituito dagli European Solidarity Corps (ESC), Corpo Europeo di Solidarietà (CES) in italiano. Le differenze non sono solo nel nome, quella degli ESC è un’iniziativa europea più larga, finanziata da diversi programmi e volta a promuovere sia progetti di volontariato che di mobilità professionale (esperienze di lavoro, tirocinio o apprendistato). Per quanto riguarda i primi, che sono il tema di questo articolo, i cambiamenti per il volontario mi sembrano riassumibili nei seguenti:
- Oltre ad andare all’estero è possibile effettuare l’attività di volontariato anche nel proprio Paese
- Si può fare domanda già a 17 anni, ma si devono aspettare i 18 per partire
- La formazione e l’apprendimento, pilastri del precedente SVE, vengono un po’ meno, in favore di un’esperienza di tipo più umanitario.
Occorrerà vedere poi nella pratica quanto le organizzazioni ospitanti si scosteranno da ciò fatto in precedenza. In ogni caso non sono qui per spiegare in cosa consistono gli ESC (le informazioni in rete non mancano e in fondo all’articolo fornirò alcuni link), ma per convincerti a seguire il mio esempio e vivere un’esperienza del genere, conscia che il mio punto di vista da ex volontaria ha una sua importanza, complementare al ruolo delle associazioni.
Prima di partire per la Croazia chiesi all’organizzazione ospitante se potevano darmi il numero di un volontario che era già lì: com’è naturale, volevo parlare con chi viveva la situazione in cui mi sarei andata a infilare.
Pertanto, ecco 5 motivi per fare lo SVE da chi ci è passata
(per abitudine e perché sto scrivendo in italiano, continuerò a chiamarlo SVE)
1. Perché è pagato e non lo devi pagare tu Molto spesso un’esperienza di volontariato all’estero è vista come un lusso. Vuoi andare in Africa, immergerti in un’altra cultura, aiutare? Bene, paga per farlo. Nei casi migliori ti viene offerto vitto e alloggio, ma devi provvedere al trasferimento, con voli che possono essere fuori portata. Ci sono anche moltissime organizzazioni che ti permettono di fare volontariato in ogni parte del mondo, offrendoti un pacchetto che però ha un costo che non tutti possono permettersi. Dipende da come la si pensa: in fondo sto investendo su me stesso, sulla mia crescita; oppure non lo accetto, perché mi sto mettendo a servizio, perché già pago un costo opportunità (potrei fare altro, lavorare e avere uno stipendio), la questione è complessa e se ne può discutere in altre sedi. Qui mi limito a dire che l’Unione Europea sceglie di investire su di te e offrirti una grande opportunità, finanziandoti viaggio, vitto e alloggio e dandoti un pocket money mensile che ti permette nella maggioranza dei casi di coprire tutte le altre spese; chiaramente non stiamo parlando di un vero stipendio, ma la cifra è regolata sul costo della vita del Paese e nulla vieta alle associazioni ospitanti di versare risorse aggiuntive (raro, ma è quello che è accaduto ad alcuni volontari in Svezia, per esempio). Personalmente, non ho mai dovuto attingere a soldi miei e non ho sacrificato svaghi e gite fuori porta.
Si dirà: eh ma anche il Servizio Civile all’Estero ti copre tutte le spese. Vero, è una bellissima opportunità offerta dal Governo italiano che inoltre ti permette di andare Worldwide, ma il bando è una volta l’anno, mentre ci sono tantissime offerte SVE in ogni momento e non hai limiti in termini di application: puoi fare domanda per il numero di progetti che vuoi. Inoltre, puoi partecipare al Servizio Civile fino ai 28 anni, mentre per lo SVE fino a 30. In ogni caso, una esperienza non esclude l’altra: una mia “collega” conosciuta in Croazia ha deciso che non ne aveva abbastanza e ora è in Sierra Leone! Anzi, lo SVE è un’ottima preparazione a un contesto più difficile.
2. Perché è diverso dal trovare un lavoro all’estero Quella del volontario SVE è una vita totalizzante. Il programma è pensato per farti immergere nella cultura di un Paese e permetterti di conoscere una realtà diversa: l’organizzazione ospitante si prende cura di te a tutto tondo, svolgi le tue attività insieme ai locali e ad altri ragazzi europei, tutti i volontari vivono insieme e c’è una figura di mentor, obbligatoriamente non appartenente all’associazione, che è lì per aiutarti anche in situazioni personali fuori dal contesto, passatemi il termine anche se non è corretto, “lavorativo”. Inoltre, ci sono due Training (uno iniziale e uno di mid-term per chi rimane più di 6 mesi) curati dalle singole Agenzie Nazionali, dove hai l’opportunità di incontrare gli altri volontari presenti nel Paese, una grande occasione per fare rete (e viaggiare con la scusa di andarli a trovare). Certo, per non rimanere imprigionato nella bolla expat devi metterci del tuo, bisogna aprirsi al mondo! È diverso se sei in città o in un centro piccolo: la prima è più dispersiva, ma hai più opportunità; nel secondo caso sei facilitato a diventare una figura “familiare” per i locali, ma ci sono meno svaghi. Io, per esempio, mi sono iscritta a un corso di Kickboxing: fare pratica in croato è stato molto divertente! Poi ci sono gruppi, pagine ed eventi sui social, le app (pensate a Blablacar! Ti sposti risparmiando e fai conversazione).
3. Perché diventi flessibile e impari ad abbracciare la diversity Flessibilità, la parola più abusata nei curricula! È meglio autocertificarsi una soft skill o riportare un’esperienza in un programma del genere? Durante il mio SVE ho convissuto con persone di carattere, cultura, religione, orientamento sessuale e tradizioni culinarie diverse; può far sorridere, ma imparare a non lasciare briciole e contaminare cibi condivisi per la cura di chi ha particolari esigenze alimentari è un esercizio di empatia non indifferente! Anche nelle attività quotidiane si è calati in una cultura organizzativa che può essere più o meno lontana dalla nostra: il confronto è sempre presente nella vita di un volontario.
4. Perché non saranno tutte rose e fiori Non dobbiamo mai dimenticare che anche i nostri responsabili sono esseri umani: un turnover continuo di volontari può essere stancante, ogni anno salutare persone che hanno condiviso un pezzo di strada con te, riaccogliere un nuovo gruppo e ricominciare tutto daccapo, la formazione, l’engagement… Senza contare che nella vita di un’organizzazione non sempre si naviga col vento in poppa, possono esserci periodi pieni di collaborazioni ed eventi e altri di fiacca. Inoltre, non tutti i gruppi di volontari sono uguali, cambiano i livelli di motivazione e i modi di reagire; alcuni si amalgamano alla perfezione, in altri non manca lo scontro. È la vita!
I miei consigli
Comunicare: parlarsi è fondamentale. Dire apertamente se c’è qualcosa che non va, se non si è d’accordo su qualcosa, se si hanno dei dubbi o difficoltà. Il Mentor è di grande aiuto in questo, può consigliarti modi e tempi di confronto, sia con gli altri volontari che con l’associazione.
Essere proattivi: i volontari sono una risorsa, portano con sé approcci, metodi e idee a beneficio della mission generale. Se hai una passione, falla presente e mettila a servizio; se vuoi imparare qualcosa, chiedi e verrai aiutato. Non sei andato in un altro Paese solo per fare quello che ti si dice di fare, tu sei linfa vitale per la tua organizzazione: gli altri si aspettano delle tue proposte.
D’altronde non si è né i primi né gli ultimi a fare un’esperienza del genere: associazioni di invio, di arrivo, l’Agenzia Nazionale, i trainer sono tutti preparati a fornirti gli strumenti per vivere al meglio il tuo SVE. È vero, non sempre la pratica è attinente alla teoria, ma potrai trovare difficoltà in tutti i momenti della tua vita e carriera, che fai, rinunci?
5. Perché Cresci Hai mollato gli ormeggi per andare da solo in un posto nuovo, ti sei ambientato, hai espresso i tuoi bisogni in altre lingue e ti sei aperto all’incontro di persone e culture: come puoi solo pensare di essere la persona che eri prima? Lo SVE accelera il processo di crescita personale e anche professionale, tanto che la Commissione Europea ti fornisce un certificato, lo Youth Pass, che attesta le competenze che hai acquisito. Poi sta a te fare buon uso della tua esperienza e del paio di occhiali che ti ha dato per osservare il mondo. Molto probabilmente ti scoprirai innamorato di un nuovo Paese, oltre al tuo. Magari ti ritroverai a valutare strade che non avresti pensato di percorrere prima. Di sicuro tornerai con più consapevolezza di te stesso, che è privilegio dei coraggiosi.
Dunque che fai, parti?
Alcuni link utili:
Il sito ufficiale degli European Solidarity Corps https://escorps.eu/en/home-candidate-section/
Il sito italiano che raccoglie la maggior parte dei progetti https://serviziovolontarioeuropeo.it/
La pagina Facebook https://www.facebook.com/serviziovolontarioeuropeo.it/